Anello Zuccone Campelli
26 Maggio 2018, escursione lungo l'anello Zuccone Campelli
E' una settimana che leggo e rileggo le esperienze di persone che hanno già percorso l'anello Zuccone Campelli (ink) , e non vedo l'ora che arrivi sabato per essere tra loro confidando nel bel tempo ultimamente molto ballerino.
Sveglia all'alba assieme a mia figlia Valeria, che al sabato deve andare a scuola, e partenza da casa alle ore 7:00. Prima sosta dal fornaio per rifornirsi di qualche focaccina e brioche, quindi via verso Valtorta.
verso le 9:00, dopo una sosta in un bar per fare colazione, arrivo al rifugio Trifoglio, ai piani di Ceresola di Valtorta. C'è uno parcheggio enorme, segno di inverni affollati di turisti. Oggi però è vuoto, il rifugio è chiuso, ed è aperto un solo Bar all'inbocco della strada che porta ai piani di Bobbio.
il tempo di indossare gli scarponcini e via verso i Piani di Bobbio.
si percorre una strada asfaltata, da un lato un bosco e dall'altro il prato e l'impanto di risalita oggi chiuso.
in poco più di un'ora arrivo ai piani Bobbio. incomincio a guardami attorno, e si vedono rifugi, e uffici tutti chiusi visto la bassa stazione. finalmente incontro il proprietario di un rifugio impegnato a fare i lavori di ammodernamento che mi indica la direzione da prendere per arrivare al Rif. Lecco, da dove parte il percorso ad anello
Raggiungo in pochi minuti il Rif.Lecco che sembra aperto,
anche se non provo ad entrare.
Di fronte al rifugio vi sono i cartelli con indicate le direzioni dei possibili percorsi che da li partano, incluso il mio "anello dei campelli, sentiero stradini"
Inizia la camminata lungo un sentiero tranquillo.
Al termine di questo sentiero si presenta il primo bivio, da cui prendo in direzione "anello dei campelli".
di li ha inizio in sentiero degli stradini, panoramico e con tratti esposti ma attrezzati con funi penso in acciaio rivestite di plastica a cui aggrapparsi. Niente di spaventoso ma adrenalinico.
Finalmente arrivo al termine, più stanco del solito perché lo sforzo o la tensione è stata tanta. Ora sembra tutto più semplice e si intravedono i piani di Bobbio.
Alle 15:30 giungo tranquillamente all'auto, 6,30 dopo l'inizio, e l'escursione si può considerare terminata.
E' una settimana che leggo e rileggo le esperienze di persone che hanno già percorso l'anello Zuccone Campelli (ink) , e non vedo l'ora che arrivi sabato per essere tra loro confidando nel bel tempo ultimamente molto ballerino.
Sveglia all'alba assieme a mia figlia Valeria, che al sabato deve andare a scuola, e partenza da casa alle ore 7:00. Prima sosta dal fornaio per rifornirsi di qualche focaccina e brioche, quindi via verso Valtorta.
verso le 9:00, dopo una sosta in un bar per fare colazione, arrivo al rifugio Trifoglio, ai piani di Ceresola di Valtorta. C'è uno parcheggio enorme, segno di inverni affollati di turisti. Oggi però è vuoto, il rifugio è chiuso, ed è aperto un solo Bar all'inbocco della strada che porta ai piani di Bobbio.
si percorre una strada asfaltata, da un lato un bosco e dall'altro il prato e l'impanto di risalita oggi chiuso.
in poco più di un'ora arrivo ai piani Bobbio. incomincio a guardami attorno, e si vedono rifugi, e uffici tutti chiusi visto la bassa stazione. finalmente incontro il proprietario di un rifugio impegnato a fare i lavori di ammodernamento che mi indica la direzione da prendere per arrivare al Rif. Lecco, da dove parte il percorso ad anello

anche se non provo ad entrare.
Di fronte al rifugio vi sono i cartelli con indicate le direzioni dei possibili percorsi che da li partano, incluso il mio "anello dei campelli, sentiero stradini"
Inizia la camminata lungo un sentiero tranquillo.
Al termine di questo sentiero si presenta il primo bivio, da cui prendo in direzione "anello dei campelli".
di li ha inizio in sentiero degli stradini, panoramico e con tratti esposti ma attrezzati con funi penso in acciaio rivestite di plastica a cui aggrapparsi. Niente di spaventoso ma adrenalinico.
dopo circa 40 minuti il sentiero degli stradini termina in una prato erboso, colorato a tratti dal bianco e violetto dei crocus.
Qui le indicazioni sull'anello dei campelli vengono a mancare. inizio a seguire quelle che sono le indicazione per la funivia dei piani di Artavaggio, anche senza sapere bene quanto potesse essere distante dalla mia meta, il Rif. Cazzaniga.
Finalmente dopo alcuni minuti trovo il primo cartello che indica il Rif.Cazzaniga, e quindi mi tranquillizzo e all'orizzonte vedo in cima ad un monte un edificio che mi convinco essere il Cazzaniga.
dopo circa 20 minuti sono arrivato in cima, e constato sereno che quello era proprio il Rif.Cazzaniga che segna la metà del percorso ad anello.
Il rifugio è chiuso ma accanto ve n'è un altro, Rif.Nicola, aperto e visto che sono le 12, ne approfitto per fare una sosta e pranzare al sacco.
Decido di accompagnare il pasto frugale portato da casa, con un birra artigianale e fresca presa al rifugio. Mai scelta fù più azzeccata. Sono seduto ad un tavolino all'aperto, cielo un poco coperto, molti escursionisti con la loro MTB hanno raggiunto lo stesso rifugio e si stanno rifocillando prima del rientro.
Sento il lamento classico del cellulare che comunica che la batteria è esaurita e quindi da ora in poi proseguo isolato dal mondo, non me ne dispiace, e senza poter più fare alcuna foto, vorrà dire che quello che da ora in poi vedrò rimarrà solo parte dei miei ricordi.
Dopo circa 15 minuti e un caffè, mi rimetto in cammino verso il percorso 101 il cui inizio è posto dietro il Rif. Cazzaniga. Le indicazioni non sono subito visibili, così preferisco chiedere a qualcuno intento a pranzare sul prato. Mi indicano la direzione da seguire per imboccare il percorso 101 e da li a poco iniziano le segnalazioni coi cartelli e con le scritte sulle rocce.
Rispetto al sentiero degli stradini, il 101 presenta ancora molti tratti del percorso ricoperti di neve che costringono a camminare ai lati ove possibile o altrimenti direttamente sopra le lastre di neve, in parte dura in parte fradicia con il rischio di sprofondare.
Il percorso è piacevole, e ad un certo punto mi trovo circondato dalle rocce dolomitiche dello Zucco Barbesino.
Il sentiero prosegue con tratti completamente innevati. Con la neve per niente affidabile, il rischio di sprofondare o scivolare è alto, ma alla fine riesco a proseguire senza che succeda niente.
Arrivo alla Bocchetta dei Mughi che consente di avere un vista panoramica verso la valle dei Megoff.
Dopo una breve sosta accanto ad altri escursionisti, si riparte alla volta della valle dei Megoff, che per circa 100/150 metri è ancora ricoperta di neve, compreso il percorso 101 che ci porta ai Piani di Bobbio. Il percorso in discesa è lastricato di ciottoli appuntiti che rischiano di farmi cadere ad ogni passo. Inizia poi il tratto innevato; neve in parte dura e ghiacciata su cui si ha poca presa, in parte fragile da farti sprofondare. Il tratto non è breve e non vedo l'ora di attraversarlo. Questa parte assieme ai ciottoli è quella che meno mi è piaciuta.
Finalmente arrivo al termine, più stanco del solito perché lo sforzo o la tensione è stata tanta. Ora sembra tutto più semplice e si intravedono i piani di Bobbio.
Arrivo con tranquillità al termine del percorso 101 senza che vi siano altre insidie e con un sole sbucato tra le nuvole. (in realtà mi accorgerò solo arrivato a casa, il sole c'è sempre stato lungo tutto il percorso, tant'è che mi sono scottato il viso e la nuca)
Mi concedo una sosta in un rifugio per bere una lemonsoda e rifornirmi di acqua, quindi mi riavvio verso il parcheggio ai piani di Ceresola Valtorta.
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